Milano, 15 settembre 2017 - 23:03

Bossi alla cena dei reduci: sarà dura combattere, ora Salvini deve piangere

Dopo il sequestro temporaneo dei fondi della Lega il fondatore del Carroccio, condannato a luglio, parla di «processo politico senza prove»

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---L’Umberto entra in sala alle 9 e un quarto di sera. Fuori è un diluvio di pioggia, dentro scrosciano gli applausi dei duecento che lo aspettano per la cena, 25 euro per festeggiare l’anniversario della dichiarazione di secessione, Venezia 1996. «Evviva la Padania» gridano, «buon ventunesimo anno». Compleanno amaro, con i conti correnti della Lega sotto sequestro. Ma Bossi resta condottiero, nonostante condanne e veleni intestini. Attacca: «È la prova provata che quello che hanno fatto a me è un processo politico. Hanno inventato tutto. Anche durante il fascismo facevano fuori i partiti».

La Padania? «Condizione dello spirito»

Buio in sala, scorrono le immagini della storia del Carroccio. Dai tavoli, tra il risotto alla milanese e le scaloppine al marsala, il coro intona «Padania! Padania!». «È una condizione dello spirito — si commuove il Senatùr —. Il Nord non cambia e la Lega è la sua fotocopia». E Salvini? Nessuna polemica, anzi quasi comprensione paterna. «Deve piangere, perché se lo Stato diventa fascista è difficile da combattere».

Chi c’era e chi c’è

Il calendario padano di questi giorni sembra scritto da uno sceneggiatore. Alla vigilia di Pontida, e il giorno dopo la batosta dei giudici di Genova, ecco la celebrazione di quel lontanissimo 1996 quando Bossi e i suoi promettevano sfracelli. I colonnelli di allora sono ancora al suo fianco, Giuseppe Leoni e Francesco Speroni, e l’ex Guardasigilli Roberto Castelli, riuniti tutti insieme da due militanti che non si rassegnano, Alessio Anghileri da Biassono e Siro Villa da Albiate. L’architetto Leoni, che rappresentò l’anima cattolica del movimento, a fianco del fondatore sin dalla prima ora, non lo molla nemmeno adesso. «Un mese prima che scoppiasse il caso Belsito, due uomini che non conoscevano, forse dei servizi, mi avvisarono che avrebbero colpito lui e il suo cerchio magico. E’ andata proprio così, è stato un complotto». E la Lega di oggi? «C’è molta confusione, Salvini è anticlericale, non fa le battaglie che andrebbero fatte. Ma i soldi non contano, e la fede che Bossi e la Lega hanno distribuito alla gente non muore».

Speroni e Castelli

Francesco Speroni riconosce all’ingresso il militante che gli consegnò la prima tessera. «Mario Cavallini da Magenta! Quando arrivai nel 1986 tu già c’eri...». Anche lui ha voglia di parlare: «Sotto attacco? Lo siamo da sempre, anche se questa volta è un po’ più grave. Ammettiamo pure che la sentenza sia giusta, i bilanci li ha falsificati l’ex tesoriere, cosa c’entra la Lega?». Anche l’ex ministro della Giustizia Roberto Castelli è convinto che «la legge non è uguale per tutti. Quando processarono la Margherita di Rutelli non condannarono tutto il partito. E ora cosa fanno? Ti contestano 500 mila euro e poi ti fregano 48 milioni». Non teme però per il futuro: «È una questione contingente, ci passeremo sopra. Anzi, il dato politico più importante è che con il prossimo referendum sull’autonomia per la prima volta tutti i partiti ci vengono dietro».

I saluti

Orgoglio padano, non solo nostalgia. Paolo Grimoldi è l’attuale segretario della Lega in Lombardia: «Oggi mi hanno avvertito dalla sezione di Morazzone, provincia di Varese, che hanno bloccato anche il loro conto corrente, 1.100 euro, le donazioni dei volontari. È assurdo, la Lega è contro tutti, come sempre». E Gianni Fava, che a maggio contese a Salvini la leadership. «Non dimentico quando la polizia fece irruzione in via Bellerio. È vero, questa è una fase difficile, ma siamo abituati, andremo avanti». La serata scorre veloce, risate, inni, torta e spumante finale. Bossi stringe mani e saluta tutti. Mentre fuori non smette di piovere.

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